È indubbio che nell’affrontare le numerose e complesse problematiche nel settore dei beni culturali e ambientali è necessario il contributo proveniente da esperienze e competenze scientifiche differenti e completanti. In riferimento a tale esigenza e agli aspetti spendibili nel mondo del lavoro (più pratica, più competenze trasversali, più competenze imprenditoriali) è già da diversi anni presente la figura professionale formata presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna (sede di Ravenna). Essa annovera, su una base formativa di carattere storico–umanistico, la conoscenza degli aspetti di carattere tecnico–diagnostico–materico nonché gestionale.
Di qui l’esigenza di colloquiare e corrispondere con il tessuto territoriale in un bisogno vicendevole e complementare, perché la funzione istituzionale che compete alla Università, ovvero la “formazione”, risponda alle esigenze delle Unità Culturali e Produttive presenti nella città e nelle province di Ravenna, nella regione Emilia-Romagna e nell’intero paese. Tali risposte si riconducono anche alla recente istituzione – voluta dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) Dario Franceschini – del “manager museale” ovvero dell’Amministratore unico, da affiancare al Soprintendente, con specifiche competenze gestionali e amministrative in materia di valorizzazione del patrimonio culturale.
Il caso di studio, di seguito riportato, relativo ad un manufatto di interesse storico-artistico, evidenzia l’importanza del contributo che tale figura professionale può fornire, sottolineando pragmaticamente l’importanza della interdisciplinarità nell’ambito della tutela e valorizzazione dei beni culturali. Ci si riferisce allo: “Studio storico-artistico e diagnostico-analitico sul dipinto Gioconda con colonne” effettuato nel Laboratorio Diagnostico per i Beni Culturali del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna.
Il dipinto ad olio su tela “Gioconda con colonne”, di collezione privata, ripropone una opera d’arte che rappresenta un “unicum” nel mondo dell’arte, ovvero “Monna Lisa-Gioconda” di Leonardo da Vinci.
In verità l’opera vinciana, considerata fra le più prestigiose di tutti i tempi, secondo alcuni studiosi, fu mutilata cioè privata delle due colonne che le serravano i lati. Fu infatti tagliata per farne un “pendant” di un quadro più piccolo: quindi le fu tolta l’inquadratura laterale. Secondo altri ricercatori, le colonne furono aggiunte successivamente. Altra ipotesi è da ricondurre all’esecuzione da parte di Leonardo di una seconda “Monna Lisa-Gioconda” .
Sorge di conseguenza la domanda: «Il dipinto “Gioconda con colonne” è riconducibile al genio Leonardesco o ad un suo seguace o è una copia de “La Gioconda” conservata al Louvre o una seconda opera di Leonardo o una copia di quest’ultima?»
L’indagine è stata quindi rivolta alla identificazione dei materiali costituenti e alla caratterizzazione della tecnica pittorica, con lo scopo di collocarne artisticamente l’esecuzione e contribuire a fornire una risposta affidabile sulla base di una valutazione sia soggettiva che oggettiva.
A tal riguardo lo studio è stato condotto con il concorso del chimico, dello storico dell’arte, del restauratore oltre che del fisico e del tecnico-diagnosta, in una integrazione di competenze che hanno potuto condurre ad una risultanza finale.
Le indagini diagnostico-analitiche sono state eseguite alcune a San Pietroburgo nel Museo dove il dipinto era collocato e altre, su campioni prelevati dal manufatto, nel Laboratorio Diagnostico per i Beni Culturali con l’impiego di apparecchiature portatili e non, rispondenti a principi di innovatività e affidabilità e secondo il corretto percorso metodologico che deve contraddistinguere il completo intervento. A seguito delle indagini e delle corrispondenti risultanze sono state effettuate alcune considerazioni sull’opera oggetto di indagine e un confronto con “La Gioconda” di Leonardo esposta al Louvre di Parigi.
- Per quanto riguarda il supporto, nel nostro caso si tratta di tela di lino con trama irregolare e grossolana e dimensioni del supporto compatibili con quelle “standard” diffuse a partire dalla prima metà del 1600 nell’area fiamminga. “La Gioconda” del Louvre è, invece, su tavola.
- I materiali impiegati per la preparazione, nel nostro caso, rimandano ad una pratica tedesco-fiamminga riconducibile ad un periodo compreso fra il 1620-1680 in ambito parigino. D’altra parte Leonardo impiegava uno strato preparatorio in gesso.
- L’imprimitura colorata, riscontrata nel nostro caso, é impiegata a partire dalla seconda metà del 1500.
- La datazione fra 1520 e 1660del supporto di tela esclude il periodo di vita e di lavoro di Leonardo (1452-1519).
È stato possibile concludere che il dipinto “Gioconda con colonne” rappresenta una copia dell’opera “Monna Lisa (Gioconda)” di Leonardo, riconducibile ad un periodo compreso fra il 1590 e il 1660. Si evidenziano, comunque, di essa la buona fattura, la leggibilità e l’espressività promananti dall’opera, ancorché con pennellate poco corpose e prive di quelle grossezze di colore tipiche dei paesaggi leonardeschi, in particolare per quanto riguarda la resa del paesaggio, il cui disegno risulta modesto.
La sua esecuzione è, in definitiva, di derivazione nordica, in particolare tedesco-fiamminga, e risente della scuola francese.
Salvatore Lorusso
Dipartimento di Beni Culturali
Alma Mater Studiorum Università di Bologna (sede di Ravenna)